21 giugno 2012

Mission impossible

Una volta succedeva a persone lontane. E in ambienti circoscritti.
Sì, forse ne avevi sentito parlare, ma nessuno con cui tu avessi diviso un pasto ne era stato toccato.
Bastava aver voglia di fare, pensavamo, e un lavoro si trovava.
Poi è successo agli amici. A casa, senza un'occupazione dall'oggi al domani. A parenti. Infine a noi.
In disoccupazione per qualche mese nel lontanissimo 2010. Probabilmente gli unici soldi che l'Inps mi restituirà nella vita visto come si programmano le pensioni prossime venture.
Ecco, oggi che nessuno più vive nel mondo felice dell'occupazione piena, visto che anche io sono rimasto a guardare in quella che da fuori sembrava una vacanza mentre il mio mondo sbiadiva sempre più i suoi colori,  vi regalo una dritta.
Le pacche sulle spalle non servono. La solidarietà di facciata nemmeno.
A chi resta senza lavoro serve soltanto aiuto da chi è più vicino. Persone che non diventano rosse a cercare un 'da farsi' per il conoscente chiedendo alla cerchia  di amici e anche a chi non si vorrebbe domandare mai nulla, quando la speranza di un'assunzione è concreta.
Regalare un colloquio può essere vitale, perché solleva dalla depressione, restituisce fiducia, ci fa sentire apprezzati almeno da chi conosciamo.
Un'impresa quasi impossibile oggi con l'immobilismo di un mondo del lavoro terremotato dallo scontro fra privilegiati veri e nuovi schiavi.
Però le imprese facile noi le lasciamo ad altri.