1 dicembre 2012

Domani rivoto Renzi

Vediamo se riesco a reinventarmi altri 10 motivi...

  1. Non riesco proprio a capire come in democrazia si possa impedire di votare a chi è in pieno possesso dei suoi diritti civili
  2. Perché Vendola ha fatto l'inciucio con Bersani che guadagnerà così voti alle primarie, ma ne perderà alle amministrative
  3. Perché non posso immaginare senza avere conati di vomito uno scontro Bersani-Berlusconi (e re Silvio non scenderebbe in campo contro Renzi perché ha soltanto da perderci).
  4. Perché senza eccessiva demagogia proprio non mi piace la parabola discendente del nostro Paese che non può dipendere soltanto da Berlusconi, ma anche da chi doveva opporsi ai suoi governi
  5. Perché non si può bloccare ogni riforma che vuole razionalizzare le spese dello stato. Scommettiamo che la Sicilia di Crocetta si tiene 29.000 forestali senza battere ciglio?
  6. Perché non vuole Casini
  7. Perché  è un candidato che può battere chiunque alle amministrative e governare senza poi troppi intralci
  8. Perchè con tutto il rispetto per ognuno per il problema dell'Italia oggi non sono le unioni gay, ma il lavoro
  9. Perché guardo sempre avanti
  10. Perché tutti i voti che ha preso li ha presi contro l'apparato del PD, come si dimostra anche a Como, dove ha vinto, ma questa settimana sono state accolte soltanto 19 richieste di voto su 860.

24 novembre 2012

Domani voto Renzi

Ho deciso, domani alle primarie del Partito Democratico vado a votare Matteo Renzi.
Visto che se leggi sei un mio amico ti invito a votarlo anche tu. Perché?
Vediamo qualche motivo semiserio:E' l'unico candidato che può vincere le amministrative. Renzi può finalmente unire ciò che il berlusconismo ha diviso
  1. E' candidato contro l'apparato del PD. A me da fastidio soltanto ascoltarla, la parola apparato
  2. Perchè chi ha in mano il partito ha finalmente paura e scompostamente lo attacca con le scuse più furbette... è andato ad Arcore, piace alla destra, è arrogante, ha amici alle Cayman. Renzi invece di cercare gli infiniti peccati di Dalema and c. ed andare in rissa non si cura di loro, ma guarda e passa
  3. Perché trasuda voglia di cambiare e ne abbiamo le palle piene della deriva socioeconomica del nostro Paese
  4. Perchè ha idee e non ha paura a scriverle http://matteorenzi.it/idee
  5. Perché Bersani con Prodi è stato un ottimo Ministro dell'industria, ma i suoi amici non glielo faranno mai più rifare
  6. Perchè capisco quello che dice
  7. Perchè voglio premiare il suo coraggio
  8. Perchè è facile bollare le soluzioni semplici come demagogiche, ma quelle complicate spesso sono soltanto stupide
  9. Perché se aspetto uno più di sinistra, più simpatico, più qualunque cosa mi tengo Bersani e Berlusconi sine die. Il meglio on deve essere nemico del buono
  10. Perchè lo hanno predetto i Maya

21 giugno 2012

Mission impossible

Una volta succedeva a persone lontane. E in ambienti circoscritti.
Sì, forse ne avevi sentito parlare, ma nessuno con cui tu avessi diviso un pasto ne era stato toccato.
Bastava aver voglia di fare, pensavamo, e un lavoro si trovava.
Poi è successo agli amici. A casa, senza un'occupazione dall'oggi al domani. A parenti. Infine a noi.
In disoccupazione per qualche mese nel lontanissimo 2010. Probabilmente gli unici soldi che l'Inps mi restituirà nella vita visto come si programmano le pensioni prossime venture.
Ecco, oggi che nessuno più vive nel mondo felice dell'occupazione piena, visto che anche io sono rimasto a guardare in quella che da fuori sembrava una vacanza mentre il mio mondo sbiadiva sempre più i suoi colori,  vi regalo una dritta.
Le pacche sulle spalle non servono. La solidarietà di facciata nemmeno.
A chi resta senza lavoro serve soltanto aiuto da chi è più vicino. Persone che non diventano rosse a cercare un 'da farsi' per il conoscente chiedendo alla cerchia  di amici e anche a chi non si vorrebbe domandare mai nulla, quando la speranza di un'assunzione è concreta.
Regalare un colloquio può essere vitale, perché solleva dalla depressione, restituisce fiducia, ci fa sentire apprezzati almeno da chi conosciamo.
Un'impresa quasi impossibile oggi con l'immobilismo di un mondo del lavoro terremotato dallo scontro fra privilegiati veri e nuovi schiavi.
Però le imprese facile noi le lasciamo ad altri.

25 aprile 2012

E' qui la festa?

Mi sa che ti debbo spiegare Alessio.
Oddio, una festa è come una barzelletta e se la spieghi...
Comunque oggi è festa nazionale il 25 aprile, san Marco.
Ok, confesso, non è festa nazionale perché è San Marco, ho esagerato un pochettino approfittando del fatto che ancora non sapevi leggere, ma per me queste giornate insieme soli io e te, con la mamma al lavoro, cancellano tutto ciò che c'è intorno.
Ma non divaghiamo.
Il 25 aprile è la festa della Liberazione e se ci pensi non c'è niente di più importante della libertà. Infatti volevo chiamarti Libero, ma questa è  un'altra storia.
Festa della  Liberazione, dicevo eppure girando per il paese, oggi, di segni della festa proprio non ne ho visti. Cercavo un tricolore, un festone al monumento dei caduti che se ce ne sono addirittura due in un paesello come Casnate con Bernate vorrà pur dire che qualcosa quelle pietre hanno significato per chi ha costruito il borgo.
Evidentemente al mio sindaco la libertà non piace, o piace poco. Ma quando tu saprai leggere sarà passato anche lui.
Non ti spiego cose lette nei libri, ma soltanto quelle che so davvero.
Il tuo bisnonno, Luciano, festeggiava il 25 aprile perché per lui, deportato in Germania per avere aiutato ad andare in Svizzera persone che rischiavano la vita, quel giorno si riaccese la speranza. Tornare a  casa, in famiglia, invece di finire la sua vita in un lager.
Suo fratello, Danilo, festeggiava pure lui. Quel 25 aprile valse anche la sua di liberazione. Lui era in Russia con l'esercito invasore del Duce, in una fattoria a lavorare come prigioniero di guerra. I carcerieri lo avevano catturato semicongelato, gli avevano salvato un piede e lo avevano messo ai lavori forzati. Non stava malissimo, diceva, ma libero e a casa era un altro pianeta.
Tuo nonno Angelo era un ragazzino e correva incontro agli americani allo stadio Sinigaglia di Como che erano strani, di tutti i colori e regalavano cioccolato e cicche. Immaginati la festa.
Sua mamma poteva finalmente smettere di cucire camicie nere bestemmiando contro chi gli aveva incarcerato il marito. L'unico modo per mandare avanti la famiglia. Liberazione dal lavorare per il tuo aguzzino.
Noi abbiamo sempre festeggiato questo, caro Alessio, e delle revisioni storiche non ce ne può fregare di meno perché la storia Migliavada del 25 aprile è più o meno tutta li.
In realtà ci sarebbero da raccontare anche le festose partecipazioni della famiglia Migliavada alla corsa non competitiva "Su e giò pai senté", dove riuscivamo a raccattare sempre una coppa per la famiglia più numerosa (non la prima, i Seneca erano troppi).
Festeggia anche quelle, se vuoi, ma per favore, continua a festeggiare.