27 dicembre 2010

Sorpresa

E' sempre bello sorprendersi.
Mi è successo ancora a Natale e questa è solo una delle mie fortune.
Anche se sono egoista provo a condividerla.
Si cena ed una coppia di conoscenti sottovoce programma le prossime notti da trascorrere ad accoglier barboni. Lungi dal vantarsene, che sarebbe chic farlo la notte di Natale, sono stanati da una mamma chiacchierona che ironicamente li tira in ballo lamentandosi scherzosamente del destino del figlio 'finito a dormire con i senzatetto'. Mentre i più dei presenti alla cena non sanno nemmeno di cosa parlino e si interrogano su cosa significhi lo strano nome del beato a cui è intitolata la casa di accoglienza ancora una volta mi do del coglione per aver sottovalutato chi incontro.
Poi arriva il pranzo in famiglia. Ed i doni. Da mò non sono un bimbo e non mi faccio incartare dai pacchi, ma mai quanto quest'anno la volontà di fare un dono vero si è srotolata insieme ai fiocchi colorati. E mi sono commosso anche se sono sempre più orso e si vede sempre meno. Alle esplosioni sentimentali delego Sonia che fa ampiamente la mia parte.
Così mi ritrovo a contemplare la fortuna di potermi sorprendere ogni giorno davanti a una vita che non è sempre facile, ma è sempre meravigliosa.
Auguri a tutti, soprattutto a chi non ho ancora capito quanto vale.

2 ottobre 2010

Il giornalismo ai tempi del web

 "...non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell'interessato a ogni spostamento, a parità di mansione ..... non è più accettabile l'atteggiamento di sufficienza e di sospetto con cui parte della redazione ha accolto il successo della web tv..... prima vengono le esigenze del giornale, poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti".
Parole queste di Ferruccio De Bortoli che condivido pienamente, mentre invece al Corriere della Sera hanno già causato uno sciopero (e un altro è preannunciato).
Sicuramente non causato soltanto da queste parole, ma il sospetto che mentre il mondo della carta stampata sta franando la maggiorparte dei  giornalisti non se ne rende conto e ritiene le condizioni qui sopra delineate come inaccettabili è quasi una certezza.

20 settembre 2010

Se un ferro da stiro preso in discarica vale un arresto

Il post di oggi non è mio, ma di Sara Brachetti, redattrice de l'Ordine, che è stata capace di commuovermi.
Grazie Sara, qualche giorno dopo la pubblicazione, ti presento ai miei amici.


Oleksij sapeva che stava rubando.
Aveva atteso che calasse un po’ di buio per passare inosservato agli altri almeno, se a se stesso non riusciva e non poteva. 
Cinquantaquattro anni e così ridotto dalla miseria e dalla solitudine, lontano dalla terra che ti fa sentire a casa anche se non offre futuro e ti costringe a emigrare per cercare la fortuna che deve star per forza altrove. E invece si finisce giù in discarica, ad adocchiare un ferro per stirare i panni, a tentare di portarlo via con la vergogna di chi non se lo può permettere, ché gli spiccioli in avanzo servono a campare, mica agli sfizi: e la camicia ben in ordine è un di più, non necessità. Quando lunedì è arrivata l’auto dei carabinieri, lui ancora lì in via Santa Maria, sguardo colpevole e mortificato, s’è sentito uno sciocco, incapace pure di commettere un furto spinto dal bisogno; inetto alla vita e alle regole del mondo e da esso dunque punito giustamente, ha riflettuto in fretta, mentre lo portavano via in manette.
L’aveva visto il sindaco, mica uno qualunque, il primo cittadino di Turate e segretario del presidente provinciale, mentre con modi circospetti si aggirava nei dintorni della piattaforma: e poco gli è importato che non fosse fare criminale ma imbarazzo, desiderio di sbrigarsela al più presto e rimanere persona perbene.
Cristiano Banfi ha contattato la caserma, perché intervenisse contro quel pover uomo: ma così non l’ha chiamato con pietà, per lui era solo un ladro, giacché se si comincia a far distinguo tutti restano impuniti e in paese cresce il caos. 
Così Oleksij Anikitoi, nazionalità ucraina, è finito dietro le sbarre in attesa di processo, guardato a vista da due militari che poi l’hanno accompagnato in tribunale, a raccontare al giudice il suo misfatto. Furto aggravato la sua accusa, alla stregua di chi qualche giorno prima, in chiesa a Novedrate, s’era portato via il reliquiario, una croce di valore in oro e rame con i resti di Santo Carpoforo: e anche se la legge a lui aveva aggiunto un aggettivo, quel “tentato” merito non suo ma
dei carabinieri che l’avevano fermato, restava l’onta uguale, e i due mesi di condanna.
“Materiale ferroso” l’hanno definito i militari con superficialità sospetta, ad accrescere il peso di un
fatto invece misero, che pretendeva non indulgenza ma buonsenso.
Olekseij, che s’è rassegnato alla gravità della sua colpa senza opporre scuse, neppure s’era reso conto che quel ferro con cui voleva farsi presentabile al mattino nemmeno funzionava, un aggeggio da buttare non per il capriccio di sostituirlo con l’ultimo modello e più efficiente, ma perché irrimediabilmente fuori uso.
Castigato senza sconti per la sua povertà che l’ha spinto a rinunciare alla dignità, dai carabinieri che non si sono fatti bastare la denuncia ma hanno deciso per l’arresto; trattato, con le parole e gli atti ufficiali, al pari di un membro di un’organizzazione criminale che ruba per rivendere, non per indigenza: lui ha subito senza protestare, troppo grezzo per fare differenze. 
Avesse intuito invece tutto questo, lui così ingenuo da infilarsi sotto il braccio nient’altro che un rottame, avrebbe allora pensato di aver sbagliato avverbio sulle prime, e che la giustizia
non è poi sempre così giusta come immaginava.

1 settembre 2010

Matteotti chi?

Il consigliere regionale Gianluca Rinaldin ha paragonato Dell'Utri a  Matteotti: «Oggi come allora è mancata la democrazia».
Detto che è impossibile che parli di Giacomo Matteotti, che fu rapito e ucciso da squadristi per le sue denunce del fascismo cerchiamo di capire chi sia il vero termine di paragone.
Marcello Matteotti (Palermo11 settembre 1901) . Stretto collaboratore di Benito Mussolini sin dagli anni trenta, socio nel Popolo d'Italia  e dirigente de Fasci Italiani di combattimento nel 1921 fondò con lui il partito nazionale fascista. È stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso dopo che un suo pizzino intercetttato dimostrò le sue proficue fequentazioni con Toto O'Breve, Carmelo O'Nimale e Ciccio lu Squartatore. Sembra che a dispetto degli amici potenti la moglie gli impedisse di parlare.
PierSilvio Matteotti (Palermo11 settembre 1931) . Stretto collaboratore di Giulio Andreotti  sin dagli anni cinquanta, socio nella Banca Privata Italiana di Michele Sindona ha patteggiato la pena di due anni e tre mesi di reclusione per false fatture e frode fiscale nell'ambito della gestione di una rivendita di arancini.  Denunciato da pentiti organizzò un complotto con falsi penti che a loro volta denunciarono pentiti veri che però parlavano di falsi denuncianti gli fu impedito di parlare dalla Corte d'Appello mentre cercava alla lavagna di spiegare le sue denunce.
Pierino Matteotti (Palermo11 settembre 1981) . Stretto collaboratore di 'omissis' sin dai primi anni del nuovo secolo, socio in un lido del Lario  è sotto processo per intrecci tra finanza e camorra non meglio chiariti. Bocciato due volte alla maturità gli fu impedito di parlare quando presentatosi per la terza volta basò la sua tesi su cinque diari manoscritti presumibilmente da Benito Mussolini dove si testimoniava  che il Duce in realtà fosse un mite asceta e le leggi razziali fossero state promulgate da un agente provocatore del KGB amico di Hitler che voleva eliminare dalla scacchiera degli statisti mondiali l'unico suo vero contendente. Attualmente Pierino ha fondato una corrente di Forza Italia, i liberaldemocattolicissimi che però sono una minoranza interna del partito. c

31 agosto 2010

Degli urti (a Dell'Utri)

Non scrivo da una vita su questo blog, quindi la mia testa da ingegnere vuole partire da alcune premesse.
Non sono comunista. Tantomeno sono fascista.
Ho sempre votato centro e sinistra, senza estremismi, sono uno di quelli che Sgarbi con la bava alla bocca chiamava 'cattocomunisti', semplicemente un cattolico che pensa che, se il sacramento principale della sua fede si chiama Comunione, un motivo ci sarà pure.

Detto questo, leggo che ieri il senatore Dell'Utri avrebbe dovuto presentare i presunti diari di Mussolini in suo possesso a Parolario, una delle maggiori rassegne culturali della provincia comasca, ed alcune centinaia di persone glielo hanno impedito.
Io sono profondamente democratico e lascerei parlare perfino Ahmadinejad che un pochino peggio di Dell'Utri è, ma credo che l'errore principale sia stata non la protesta, ma la decisione di invitare un personaggio tanto discutibile a una rassegna così importante.
La protesta civile contro la presentazione di questo personaggio è un diritto democratico quanto quello del senatore di parlare e quando due libertà rischiano di negarsi l'una con l'altra va preservato il diritto delle maggioranze. In piazza Cavour i più evidentemente non volevano vedere Dell'Utri nemmeno in cartolina.
Non voglio sostituirmi alla magistratura, ma credo che una doppia condanna per concorso esterno in associazione mafiosa e altre condanne minori non siano una patente d'eccellenza.  E una manifestazione culturale dovrebbe mettere in vetrina i meritevoli e non i "non ancora condannati in via definitiva".
Non voglio sostituirmi nemmeno a storici quotati, ma se la maggior parte dei professionisti considera una bufala i diari nelle mani del senatore cnon credo che lo faccia per accanimento politico.
Per questo ritengo indegno l'invito.
E indegna la pur limitatissima violenza che ha accolto il senatore. 
Il nostro paese ha sicuramente parole più nobili da decantare da un palco che non quelle di Dell'Utri (o  quelle di ex terroristi come Negri o Fioravanti,  briganti come Vallanzasca o Corona tanto per non passare come censore politico)
Certi personaggi meritano grasse risate quando cercano di vendere la loro paccottiglia intellettuale e qualche spintone invece non fa che legittimarli. 
Diverso invece il discoroso sulla mafia. Una sana opposizione, dirompente nel suo rifiuto della violenza, più pro che contro e sostenitrice della magistratura che sta compiendo il suo dovere nonostante le interferenze politiche e le candidature scudo è un dovere civile, non un atteggiamento da ultras.



21 gennaio 2010

Il trapianto breve

Lavorano per noi 24 ore al giorno e marciano spediti per soddisfare i nostri bisogni.
Dopo il processo breve ecco quali disegni di legge sta preparando il governo:

  • Trapianto breve - Basta ad interventi che durino più di 4 ore sfinendo pazienti e chirurghi. La proposta rilancia la sospensione immediata di tutte le operazioni che eccedano le 4 ore e l'immediata ricucitura allo scadere del limite. A parziale risarcimento eventuali attrezzi chirurgici all'interno del corpo del paziente allo stop diventeranno proprietà dell stesso (ma soltanto in caso di sopravvivenza). "Un voto per la migliorare lo stato pietoso della sanità" secondo l'esponente del Pdl Gasparri.
  • Pendolarismo breve - Due ore per andare da Bergamo a Milano sono troppe e tutti i pendolari bloccati sulla A4 ogni mattina per più di 120 minuti dovranno immediatamente rientrare alla base, o al limite sarà loro concesso di lavorare esattamente dove sono arrivati. L'opposizione ipotizza un interesse privato del premier che così convoglierà migliaia di edili bergamaschi esattamente all'altezza di Arcore.
  • Decreto tagliacode -  Aspetti da venti minuti il tuo turno in posta? L'idea del ministro Brunetta prevede che se non sarai servito avrai diritto a non avere nemmeno il servizio. Il sindacato borseggiatori  è in stato di agitazione. "Vogliamo che i pensionati riescano a ritirare le loro mensilità" protestano minacciando uno sciopero generale per il 30 febbraio.