Se come me avete sacrificato il sabato sera a
Cantù-Montegranaro, probabilmente pensavate di appassionarvi a una partita di pallacanestro e non di pensare già a metà gara (26-53) di abbandonare il Pianella e sfogare rabbia e frustazione davanti a una pizza.
Io ho resistito ad arrivare alla fine dell'umiliante tracollo della Tistettanta contro la Sutor (
72-90) e l'unica nota lieta raccolta in una serata davvero deludente è stato l'atteggiamento della maggiorparte del
pubblico canturino (
8) sempre vicino a una squadra che deve ritrovare se stessa se non vuole sprofondare in baratri che parevano esorcizzati da un avvio di torneo più che discreto.
Nella serie A di pallacanestro, quando il leader della squadra stenta in avvio, si vorrebbe vedere un gruppo coeso che lo aiuta a riprendere le redini del gioco. Ieri invece gli uomini di Dalmonte, traditi dall'inizio stentato di
Woood (5.5) hanno cercato di metterci una pezza ognuno per proprio conto affrettando conclusioni 1 contro 5 invece di avere la pazienza e la coesione per risolvere i problemi insieme. «Non egoismo, ma frustrazione e poca lucidità» commenterà il coasch negli spogliatoi. Nascono così le 3 palle perse di
Mazzarino (5.5) ,
Brown (4.5) e
Francis (5) alla fine del secondo quarto chiuso col parziale terrificante di 11-30 che hanno di fatto sancito l'ennesima sconfitta interna di Cantù nel torneo. A chiudere il quintetto
Valenti (4.5) che dopo un paio di minuti di intensità e qualità ha spalancato l'area ai lunghi avversari invitandoli al saccheggio del campo brianzolo. La vera pietra tombale sull'incontro è stata però messa dalla ‘panchina’ perché se è vero che lo starting five ha male interpretato la partita non si può non notare che ha messo a segno il 90% dei punti (74% negli avversari) e catturato l'86% dei rimbalzi (73% nella Premiata). Quindi i rincalzi
Casini,
McGrath,
Cukinas e
Squarcina guadagnano un
4 in pagella per la pochezza messa in mostra sopratutto rispetto ai grgari della Premiata, non più noti, ma decisamente più volitivi, mentre assolviamo l'infortunato
Abukar (
sv) buttato nella mischia per la disperazione ma da considerarsi assente con giustificazione medica.
Le conlcusioni sono abbastanza sconcertanti. Il basket per fortuna non è soltanto fatto da numeri, ma anche dallo spirito pugnace dei suoi attori. Le cifre però sarebbero da ko tecnico perché quando la tua ala tira col 19% dal campo e quella degli avversari col 78%, catturi meno rimbalzi, perdi più palloni, distribuisci meno assist e ti intimidiscono con più stoppate di quante tu ne piazzi nell'area colorata hai poco in cui sperare. La rinascita può nascere soltanto da un gruppo che lavora insieme e dove ognuno si esprime al limite delle sue capacità in modo da creare un valore aggiunto che supplisca alla carenza di quelli individuali.