4 dicembre 2006

Gramatica

Lo sport mi appassiona. Se non riesco a non gioire per una vittoria di Cantù al supplementare letta in Internet, quando poltrisco fra le coltri, le tv americane mi raccontano ogni ora di eventi sportivi.
Ieri l'impresa da raccontare è stata del cowboy Martin Gramatica.
La sfida, epicamente annunciata in ogni notiziario, era tra Dallas -i cowboy - e New York -i giants. La palla, quella ovale del football americano.
Mancano 6 secondi alla fine quando Martin viene chiamato in campo. Questo minuscolo 'latino' per scendere tra i giganti fa il segno della croce almeno una decina di volte.
Deve calciare la palla con i piedi (e questo fa tanto strano in Usa) buttandola alta là, tra i pali, a 46 yard di distanza.
Forse il contrario di quanto ha sempre fatto in argentina dove tenere la palla bassa era il precetto. Chissà che non fosse l'innata tendenza a sparare sopra la traversa da pochi passi a passarlo dal soccer al football.
Vabbè, Gramatica, dopo essersi segnato l'ennesima volta, ha centrato i pali e ha condannato i giganti di New York alla sconfitta.
La partita ha avuto altri eroi, ma il piccolo latino che un po' di sangue italico nelle vene deve averlo, mi è subito piaciuto e volevo raccontarvelo.

PS - Mi son guardato anche il basket NCAA feminile, non perché sia impazzito, ma perché giocava Tennesee e da Bridgette Gordon in poi questa squadra allenata dal mito Pat Summit mi è cara. Ma ha perso.

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