16 giugno 2008

Tu quoque, Zambrotta

Zambrotta è il mio idolo (calcisticamente parlando).
In fondo abbiamo indossato la stessa maglia dell'Alebbio.
In senso figurato ovviamente. O forse anche in senso letterale perché è vero che abbiamo qualche anno di differenza, ma nel calcio giovanile la muta da gioco veniva cambiata soltanto quando le maglie perlomeno rammendabili diventavano meno di sette e quindi inadatte a qualsiasi torneo.
Di più, giocava nel mio ruolo d'esordio, ossia terzino sinistro e anche se i numeri ormai nel calcio moderno sono diventati variabili casuali mi son sempre sentito lo stesso 3 cucito sulla schiena.
Infine è l'unico dei campioni del mondo di Berlino con cui nel mio passato giornalistico ho avuto qualche scambio di vedute visto che l'ex juventino è sempre rimasto legato alla sua terra senza sottrarsi alle richieste che arrivano dalla provincia.
Zambrotta quindi è il mio idolo, lo confermo.
Nonostante questo affetto non riesco a non giudicare imbarazzanti le sue prestazioni nelle due gare dell'Europeo fino ad oggi disputate. Se nella prima ha fatto sembrare il suo diretto avversario un fenomeno prima che Grosso in uno scampolo di partita ne evidenziasse i grandi limiti oltre ad avere sulla coscienza (in buona compagnia) almeno uno dei 3 gol, passando alla seconda stenderei un velo pietoso sulla rete di Mutu che fondamentalmente è stato un suicidio del comasco instillando il dubbio che quella gara sia stata giocata non da Gianluca, ma dal suo gemello bolso.
Il mio voto al suo Europeo quindi equivale alla media delle pagelle della Gazzetta dello Sport, un 5 scarso, come lo stesso atleta ha riconosciuto da vero uomo nelle interviste post partita.
Chi invece vuole essere 'più zambrottista di Zambrotta' è il quotidiano la Provincia che se nella prima gara ha valutato ampiamente sufficiente (6,5) la prestazione per la seguente ha assegnato un generoso 5,5 parlando di una gara impeccabile rovinata da uno svarione.
Miopia o companilismo (pur considerando che siamo nell'ambito delle opinioni)? Non rispondo, ma penso che la severità del Corriere di Livorno edito da Cristiano Lucarelli che riuscì a valutare il proprio padrone meno di altri quotidiani probabilmente in via Paoli sembrerebbe pura crudeltà.

Nessun commento: