Da 15 giorni la mia cassetta delle lettere è più vuota del reggiseno di una modella anoressica.
Abituato alla dose minima e costante di bollette da pagare, pubblicità non richieste, scocciature cartacee, ma soprattutto alle riviste a cui sono abbonato ho invano cercato un doppiofondo nella buca, un passaggio segreto dove le missive si nascondono, un burlone che quando son distratto mi stacca l'etichetta con nomi e cognomi.
Tutti tormenti inutili. Per fortuna Sonia è una chiacchierona e, in poche ore, riesce a sapere dal vicino che il postino è in ferie. Beato lui! Ma possibile non ci sia un sostituto?
Vabbè. Scocciatura minore. Decido da bravo cittadino di passare al self service. Se la posta non va a Maometto, Maometto andrà alla posta.
Mi presento all'ufficio postale di Casnate con Bernate e gentilmente, senza alcuna voglia di polemizzare, chiedo la mia posta.
Il pimo pensiero (forse vedo troppi cartoni animati) è stato di infilare i baffi dell'uomo allo sportello nella macchinetta dei conti correnti postali. Che pagasse le sue colpe!
Ok. Un respirone e passiamo ai seguenti.
Capisco il diritto alle ferie, ma in un'azienda dove si è pagati per lavorare e che non si affida al volontariato non si può negare un servizio per l'evidente incapacità di un capoufficio di gestire i turni di riposo. Dove ho sempre lavorato io, almeno, non si fa.
E chi ha spedito ciò che io devo ricevere ha pagato un servizio che non ottiene.
E potrei avere problemi per pagamenti ritardati.
Per favore, offritemi un capro espiatorio su chi sfogare la mia rabbia!
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