4 settembre 2006

Pensioni creative

Secondo le previsioni più attendibili (quelle di mio papà, calcolate in base ai pochi sforzi che ho fatto nella mia esistenza agiata) la mia vita terminerà nel 2072, alla veneranda età di 103 anni.
La stessa fonte prevede che nonostante ciò non sopravviverò a mio fratello che saluterà il mondo sì a 102 anni, ma essendo nato due anni dopo il sottoscritto avrà la ventura di trascinarsi in corteo al mio funerale.
Un unico cruccio accompagnerà la mia ultima ora; nonostante le molte opere pie e l'affetto di chi mi ha conosciuto un'intera classe sociale avrà fino all'ultimo sperato di anticipare la mia dipartita: i contribuenti attivi.
Cattiveria? No, convenienza.
Per quanto non sembrino capirlo nè il ministro Damiano nè l'ex alle Finanze, Tremonti , sembra proprio, calcolatrice alla mano, che non riformare le pensioni aumentando l'età che da diritto al beneficio sia un'operazione impossibile.
Il sciur Brambilla qualche anno fa aveva già tentato qualche calcolo.
Ebbene, anche se la media della longevità degli italiani non sfiora nemmeno quello prevista per la mia famiglia, la commissione decise che la via attuale avrebbe portato presto al fallimento dell'Inps, visto che un nostro connazionale aveva qualche anno fa (e quindi ci andrebbe pure un ritocchino) la speranza di sopravvivere 25 anni al meritati riposo ottenuto dopo 35 di contributi.
Troppi perché il sistema possa reggere a lungo.
Visto che la matematica non da scampo si vagliano soluzioni alternative.
La mia sarebbe proporre uno scambio con qualche paese del terzo mondo. Si potrebbe cedere un 80enne in buona salute per due 40enni efficienti e produttivi.
Ma sicuramente la vostra idea è migliore di questa...

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